Da oltre 30 anni, il comico Massimo Rocchi si fa apprezzare per l’arguzia e la verve nello smascherare i luoghi comuni che caratterizzano gli italiani, svizzeri (tedeschi, in particolare), germanici. Per i suoi “primi 60 anni di vita”, il cabarettista e mimo di origine romagnola sta preparando un nuovo spettacolo, “6zig”, con storie esilaranti, che invitano anche a riflettere: di quando si brucia i piedi sulla sabbia di Rimini o si intrufola nell’arca di Noè, fino al dilemma semiserio se Dio sia svizzero… Il debutto è previsto il 31 ottobre al Theater 11 di Zurigo.
Lei è un tipo “sbaciucchione” o riservato?
Ricordo che da bambino non volevo essere baciato né baciare. Forse il motivo era che i miei nonni, con cui sono cresciuto, avevano entrambi la barba. E pizzicava. Con le mie figlie, invece, quando erano piccole, ero una ventosa, le sbaciucchiavo come se fossero ghiaccioli e leccalecca. Oggi, con la mia “tribù” di amici e amiche siamo sono molto affettuosi. Pubblicamente, verso gli altri, sono “inglese”, riservato.
Quali sono per lei le differenze nei modi e nelle forme del bacio tra italiani, svizzeri, francesi…?
Ricordo che in Francia c’era il rito dei quattro baci, che diventano tre in Svizzera romanda e due in Ticino, distanti dal viso, per non rovinare il trucco… In Svizzera tedesca, invece, si esita, poi se ne danno tre, e se uno insiste ci si abbraccia. In Germania ci si saluta con un abbraccio e due baci. E alcune settimane fa, amiche di Monaco, parlando di figlie, sottolineavano che “Ich will dich küssen” lo dicono più le ragazze tedesche dei ragazzi.
Ci sono altre variabili, curiosità sulla parola bacio nelle varie lingue?
La parola per dire bacio che prediligo è il Berndeutsch müntschi. Basta pronunciarlo e ti fa venir voglia.
Kuss, per esempio, è simile al giapponese kisu, mentre in arabo è kibola. In inglese finisce col silenzio: Kissssssss. In francese si usa bec, che richiama l’animale. Infine, in italiano mi fa impazzire l’espressione slinguazzata, o anche limone, e in romagnolo muligone diventa una pietanza, cibo.
I baci italiani sono associati alla passione e alla “carnalità”…
Pare di sì, anche se è anche uno stereotipo. La cultura italiana ha una oralità spesso drammatica. Sarà per la ricchezza di vocali? Non esiste un’altra lingua con tante vocali. In Italia le emozioni sono cannonate, mentre i sentimenti sospiri profondi. Con il tedesco nasce la psicologia. L’italiano con l’opera lirica fa cantare il mondo, fino alla fine del 1800.
Oggi ci si bacia senza inibizioni, è una pratica di massa…
Forse oggi il bacio non si fa più carne ma è algoritmo, quello delle faccine con i cuori su WhatsApp. Mi pare che il bacio sia in via di estinzione. A parte i calciatori: penso alle strette dopo un goal o alle lacrime e ai baci senza fine a Totti dopo l’ultima partita. Nelle stazioni, santuari dei saluti, non si vedono più lunghi e commossi baci incuranti degli sguardi dell’altro. Penso a quelli delle reclute. Noi svizzeri baciamo di più gli animali domestici che i bambini. Sarebbe bello se nelle città si creassero dei punti dove baciarsi, come oggi ci sono gli spazi Wlan. Perché per me il bacio produce silenzio, una risorsa, oggi sempre più scarsa. Col bacio il corpo si ferma, le braccia si aprono, le mani si posano, gli occhi si chiudono e lo smartphne vibra invano…
Alla fine dei suoi spettacoli, lei ha un gesto di abbraccio e dà un bacio al pubblico. Perché?
Per me il palcoscenico è un “Seitensprung”, una scappatella. Per due ore io e il mio pubblico siamo amanti complici, con una fine. Così prima di sparire nel buio della notte, e tornare a casa, ci diamo un ultimo bacio. Un addio, quasi da innamorati.
Il bacio di un neo-sessantenne come lei è diverso?
Dai 60 anni in poi il problema è odontotecnico. La dentiera, l’impianto, l’otturazione… (sorride). Ciononostante vedo molti più anziani, anche ottuagenari con il bastone, che si baciano. Meraviglioso.
Quali sono le sue icone del bacio erotico?
In letteratura, Biancaneve e Giuda. Mi suggerivano che un bacio può dare vita e morte: Biancaneve si sveglia, mentre Giuda condanna Gesù. Nel cinema sicuramente “Nuovo Cinema Paradiso”, di Giuseppe Tornatore, per i baci non dati, non visti, sciupati. Infine, nell’arte, il quadro “Cleopatra lussuriosa” di Giuseppe Amisani, in cui una Cleopatra nuda e in piedi si accosta, di sua iniziativa, all’uomo arreso, e lei pare dirgli: “Baciami, stupido!”. Che Cleopatra fosse una tedesca?
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