Oggi, all'ombra di questo grande, bellissimo caldo, sfogliamo un po' di testi di psicologia messi da parte per i giorni lunghi dell'estate: il neuroscienziato Christian Jarrett in uno studio sostiene che la natura umana non è granché, e che tendenzialmente siamo tutti delle brutte persone, e dice che per dare il meglio dobbiamo fare uno sforzo. Del resto, non c’è gusto né merito a comportarsi bene se si ignora quanto facile e istintivo sarebbe comportarsi male. E non c’è ammirazione verso chi si comporta da brava persona se non si è consapevoli di quanto siano forti le tendenze a essere egoisti, fatui, superficiali o insensibili. Eccovi una sintesi della sua tesi: vediamo le minoranze, le persone vulnerabili, e in generale le persone che più ci appaiono diverse da noi, come meno umane di noi. Per esempio, culture diverse dalla nostra ci appaiono automaticamente meno evolute. I giovani tendono a "deumanizzare" i vecchi. Tutti tendono a sprezzare le donne alcoliste, ma molto meno gli uomini alcolisti. Tutto ciò alimenta l’aggressività, l’indifferenza e il pregiudizio. Inoltre, già da piccoli, proviamo piacere per le sfortune altrui. Il termine tedesco che indica questa attitudine è Schadenfreude, ed il piacere è accresciuto quando ci convinciamo che la disgrazia sia "meritata". Questo comportamento è presente anche nel regno animale, per esempio tra gli scimpanzé. Poi, tendiamo a incolpare gli individui del loro cattivo destino. Siano poveri, vittime di stupro o malati di aids, ci viene automatico pensare che, in un modo o nell’altro, la loro disgrazia se la siano andata a cercare. Questo ci aiuta a tutelare la nostra fiducia in un mondo "giusto", in cui ogni effetto ha una sua causa. Per estensione, apprezziamo i ricchi pensando che il loro status sia meritato. Siamo ciechi e dogmatici. Ignoriamo ostinatamente i dati che contraddicono le nostre convinzioni pregresse, e qualsiasi evidenza contraria non fa che rafforzarci nelle nostre posizioni. Questo comportamento deriva in parte dal fatto che le nostre convinzioni sono connesse con il nostro senso di identità, e in parte dalla sicumera che ci rende troppo convinti di saperla più lunga degli altri. Preferiamo una scossa a un pensiero: un controverso studio del 2014 afferma che il 67 per cento dei maschi e il 25 per cento delle femmine partecipanti ha preferito subire una scossa elettrica piuttosto che passare da 6 a 15 minuti chiusi in una stanza con l’unica compagnia dei propri pensieri: incredibile ma vero! E sovrastimiamo le nostre capacità: meno sappiamo e più presumiamo di sapere, meno “valiamo” e più presumiamo di valere. L’effetto si accentua fino a diventare del tutto irrazionale se riguarda le qualità morali e i princìpi: di fatto, tutti (perfino chi si comporta in modo palesemente antisociale) pensiamo di essere più etici, gentili, onesti e affidabili della media delle persone. Siamo ipocriti, e applichiamo la logica dei due pesi e due misure. Siamo molto più sensibili alla disonestà o alla maleducazione altrui che alla nostra. Quando ci comportiamo male tendiamo a dare la colpa alle circostanze, ma quando un’altra persona si comporta nell’identico modo, incolpiamo lei e il suo pessimo carattere. Il fenomeno ha un nome: si chiama asimmetria attore-osservatore. Siamo tutti potenzialmente dei troll. I social network possono ingigantire alcuni dei peggiori aspetti della natura umana, e l'anonimato non aiuta. Questo non vale solo per chi abbia una propensione all’interscambio aggressivo. Sui social network l’aggressività è contagiosa – a dimostrarlo è una ricerca condotta su 16 milioni di post – e genera ulteriore aggressività anche in chi, di suo, non sarebbe aggressivo (ve lo assicuro per esperienza personale, anche a me è capitato di scrivere cose più negative e "violente" di quanto mi piaccia pensare di essere, e me ne sono poi rammaricata: bisognerebbe evitare i social in certi momenti, scrivere soltanto quando si è "ben centrati" e sereni, e pensare più a lungo di quanto i nostri tempi ci inducono a fare!). E ancora: scegliamo i nostri politici per i motivi sbagliati. Scegliamo leader i cui atteggiamenti muscolari e le cui dichiarazioni incendiarie ci sembrano testimoniare il loro appartenere alla categoria dei “maschi alfa”, (anche se sono donne, aggiungo io….) e non per quanto sanno essere efficaci. Nel mondo della finanza la leadership sembra correlata con la presenza di tratti psicopatici, con la tendenza ad agire d’impulso e con una bassa intelligenza emotiva. E…troviamo più attraenti le dark lady e i tipacci. Le ricerche suggeriscono che, almeno nel breve periodo, risultano più attraenti gli individui la cui personalità comprende i tratti della cosiddetta triade oscura: un insieme di narcisismo, manipolazione e insensibilità. C’è ancora bisogno di approfondire all'interno degli studi psicologici, ma, intanto, conviene starci attenti quando si va in cerca di fidanzati!...
LA STANZA DI CLAUDIA
Siamo persone complicate, esseri in bilico tra bene e male
01 luglio 2019